Daniela Padoan, scrittrice e traduttrice che ha collaborato con Il Manifesto, Nel 2006 ha realizzato in Argentina il documentario “Le Madri di Plaza De Mayo”. Nel Giorno della Memoria 2007 Rai Tre ha trasmesso il suo documentario “Come una rana d'inverno”. Nel 2008 ha realizzato il documentario “Dalle leggi razziali alla Shoah”, con le testimonianze di Goti Bauer, Liliana Segre, Ferruccio D'Angeli e Cesare Finzi, andato in onda per La Grande Storia di Rai Tre. Una rana d’inverno: una immagine forte. D'inverno le rane vanno in letargo, rallentano le funzioni vitali e sono inerti. Le donne subirono un destino forse peggiore rispetto agli uomini. Sicuramente i Nazisti provavano un astio particolare nei confronti di coloro che erano considerate le generatrici di un popolo odioso. Nei Lager si veniva spesso spogliati completamente; se per un uomo era motivo di vergogna, per una donna, nuda davanti a un uomo, lo era di più. La fame e gli sforzi fisici che riducevano tutti i prigionieri a scheletri rasati fino a privarli delle sembianze, fino a divenire tutti uguali, provocavano in una donna un malessere più acuto, giacché la vanità femminile moriva. Le donne incinte erano costrette ad abortire, operazione terribile in condizioni normali, ma ancor di più tra le mani di un medico che ti tratta come un oggetto. I neonati vivi erano usati per esperimenti indicibili. Le donne che si rifiutavano di lasciare i figli ne seguivano il destino nelle camere a gas (circa il 60 per cento moriva così, le altre avevano una aspettativa di vita di 3 mesi); quelle più belle erano costrette a prostituirsi. Avveniva addirittura che molte si offrissero volontarie per questa attività umiliante, dato che i locali dentro i quali si svolgeva erano riscaldati. C’erano donne torturate in operazioni chirurgiche a mente serena. Una donna subiva ancora maltrattamenti psicologici quando tornava a casa. Una non vergine era guardata con disprezzo. Quelle che tornavano vive dai capi subivano l’onta del sospetto, che si fossero prostituite o che avessero fatto le kapò. Le donne che tentavano di raccontare le sevizie subite non erano credute o semplicemente la gente preferiva non ascoltare. Per finire, come racconta Lialiana Segre nel documentario che è stato mostrato, anche chi proveniva da una famiglia ricca e aveva ricevuto un’educazione raffinata, faticava a rientrare nel nucleo familiare, perché gli anni di prigionia avevano insegnato loro la sopravvivenza e la sopravvivenza non contempla lo stare a tavola composte, o cambiarsi d’abito più volte al giorno. Le rane d’inverno. Per primo Levi, con questo verso straordinario, si è occupato della condizione femminile nei Lager.
Valentina Bufano
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